mercoledì 4 luglio 2007

GLI ARTI :


Gli arti ANTERIORI sopportano il 60-65% del peso del cavallo e sono di conseguenza più soggetti a problemi.

APPIOMBI: SONO LE LINEE DIRETTRICI DEGLI ARTI RELATIVAMENTE AL FILO A PIOMBO:

gli appiombi corretti sono importanti per l’attività lavorativa del cavallo. E’ importante che gli arti ed i piedi si trovino in ottimo stato. Una viziata conformazione degli arti può contribuire allo sviluppo di zoppicature o esserne la causa diretta Una cattiv
a conformazione, anche se ereditaria, predispone a malattie come la navicolite, sp
avento, fissazione superiore della rotula ecc..

BASE STRETTA : si trova più facilmente in cavalli a petto largo, con muscoli pettorali ben sviluppati. Può essere accompagnato da

CAGNOLISMO o MANCINISMO:
Il cavallo carica più spesso sulla parete esterna dello zoccolo. Conseguenze: mollette articolari del nodello, formelle lat erali del pastorale, ossificazione della cartilagine alare laterale.

BASE LARGA: cavalli a petto stretto. Spesso accompagnato da mancinismo. Causa attinture. Il cavallo carica più spesso sulla parete interna dell’arto e della parete dello zoccolo. Conseguenze: idrartrosi del nodello, periartrite mediale pastoro-coronale, ossificazione della cartilagine alare mediale.
CAGNOLISMO (difetto congenito):
nel puledro può essere corretto da un appropriato pareggio dei piedi e giovani cavalli possono essere ferrati con sistema correttivo. Tendenza a falciare (buttare in fuori l’arto dal ginocchio in giù). Il piede si stacca dal terreno facendo perso esternamente alla punta e atterra sempre sul lato esterno del piede.

MANCINISMO:
In genere è congenito. Può essere controllato e parzialmente corretto a mezzo di pareggi e ferrature adeguate. Causa attinture all’arto opposto.

GINOCCHIO DA MONTONE:
La parte sotto del ginocchio è curvata in avanti.

GINOCCHIO ARCATO:
L’arto non è diritto ma presenta una leggera arcatura dal ginocchio in giù.

GINOCCHIO VALGO O DI BUE:
Visto frontalmente dal ginocchio in giù l’arto si apre.

GINOCCHIO VARO:
Visto frontalmente dal ginocchio in giù l’arto si chiude.

SOTTO DI SE’ ANTERIORMENTE:
Questa condizione è un sovraccarico degli arti anteriori con limitazione della fase anteriore del passo e sovraccarico dell’arto opposto rimasto sul terreno. Predispone ad inciampare in quanto il piede rade il terreno e predispone alla caduta

DISTESO ANTERIORMENTE:
E’ opposto al “sotto di sé anteriormente”. E’ comune in alcune lesioni come la malattia navicolare bilaterale.

SOTTO DI SE’ POSTERIORMENTE:
Visto di lato, l’inero arto è situato troppo in avanti oppure sono presenti i GARRETTI A FALCE.
Logorio dei legamenti.

DISTESO POSTERIORMENTE:
L’arto intero appare spostato all’indietro. Questa condizione si trova associata a pastorale posteriore dritto.
I SEGNI:


quando detti peli sono raggruppati a costituire una macchia più o meno grande, di varia forma e posizione (anulare, a mezza luna, ad arco, prolungata, biforcata, orlata, macchiata, ecc.)





Lista:è una striscia di peli bianchi che scende giù dalla fronte lungo il naso: può essere piccola o
stretta, grande o larga; spesso è una continuazione della stella ed in tal caso, se si estende ai lati del naso e sulle guance, il cavallo si dirà bella faccia o mascherino.



Testa di moro: quando la testa ha tinta molto più scure del resto del corpo dicesi testa di moro;
quando la testa è di colore molto scuro soltanto nella sua estremità inferiore dicesi cavezza di moro.




Riga dorsale o di mulo: è una striscia nera o molto scura che percorre la schiena dal garrese alla
coda: se è incompleta o poco visibile, si dirà traccia di riga e si dirà crociata se è attraversata da
un’altra striscia, che corre lungo le due spalle ed il garrese. Tale particolarità si riscontra di frequente nei mantelli chiari.





Ventre di biscia o di cervo: si ha quando in un mantello scuro il ventre è chiarissimo o bianco.



lunedì 2 luglio 2007

Macchie di carbone: (dette anche impropriamente di sugna): sono macchie nere sui mantelli chiari.
Pomellato o pomato: dicesi del mantello grigio che presenti macchie rotondeggianti grandi quantouno scudo, più chiare o più scure del mantello stesso.





grigio chiaro: quando predominano i peli bianchi sui neri.


grigio moscato: se i piccoli fiocchetti sono neri;
grigio ramato: è formato da un miscuglio di peli e crini bianchi, neri e rossi o rossastri, ma
con proporzione minima di questi ultimi; può essere chiaro o scuro a seconda della prevalenza dei
peli bianchi o neri;

martedì 19 giugno 2007

GRIGIO: E’ un mantello risultante di peli bianchi mescolati con peli neri o scuri, talora
associati con altri rossi o giallo-chiari. Le estremità e i crini sono sempre del colore del fondo del
mantello.
FALBO, LUPINO O CERVATO: E’ costituito da un miscuglio di peli neri e gialli, con crini ed
estremità nere: spesso le due tinte esistono sulle stesso pelo, la cui base è giallastra e la punta nera. Offre tre varietà: ordinario, chiaro e scuro, a seconda che, nella mescolanza dei peli, i due colori siano in proporzioni uguali o prevalga il giallo od il nero.
Ubero chiaro: quando predomina il bianco.







Ubero ordinario se in proporzioni eguali il bianco e il rosso.



SORCINO : E’ costituito da peli color plumbeo, grigio, ma non di mescolanze di peli bianchi e neri: ricorda il pelame del sorcio ed ha crini ed estremità nere.

UBERO : E’ formato da peli bianchi e rossi mescolati: così pure sono i crini, quantunque possano
essere completamente dell’uno o dell’altro colore.

lunedì 18 giugno 2007


Baio chiaro: quando la tinta è uniformemente molto sbiadita;








Baio scuro: se ha tinta rosso-brunastro Baio ciliegia o sanguigno: quando la tinta è poco scura e risplendente;



Baio dorato: allorché tendendo al giallastro, è molto brillante.



Baio castagno e baio marrone: quando ricorda il colore della buccia di questi frutti;
ISABELLA : Composto di peli e crini giallastri, con tinta più o meno intensa, per cui si ha la varietà: Chiaro quando si avvicina al bianco sporco;
Scuro se tende al sauro.
Qui si deve notare che alcuni autori considerano il mantello isabella come varietà del sauro quando ha
i crini e le estremità dello stesso colore dei peli; come varietà del baio, quando ha criniera, coda ed estremità nere.
SAURO :Ha tutti i peli e crini biondi, fulvi o rossicci, con gradazioni differenti.Si hanno le seguenti varietà
Sauro ordinario: Colore cannella.
Sauro chiaro o sbiadito o slavato : si avvicina al colore caffè e latte.
Sauro ciliegia o sauro focato: ricorda il colore di alcune ciliegie rosse, mature.


Sauro vinoso o sanguigno: color feccia di vino e perciò più carico del precedente.

Sauro dorato: ha il riflesso dell’oro.







Sauro bronzino: ha colore somigliante a quello del bronzo.


Sauro bruciato o scuro o bruno: somiglia al caffè torrefatto e può essere così scuro da
confondersi col morello; questo però non ha mai riflessi e toni rossastri nelle parti del corpo a pelo corto.

sabato 16 giugno 2007

Bianco argentino o armellino: splende al sole come seta bianca.


Bianco latte o bianco smorto: simile al piumaggio dei piccioni bianchi.

Bianco sporco: presenta sfumature giallognole che possono anche derivare da sudiciume.




Bianco roseo: si avvicina all’albinismo; i peli fini e corti fanno trasparire la pelle rosea .




Bianco porcellana: dovuto alla trasparenza, attraverso i peli, del color nero della pelle, sicché
si ha il riflesso della porcellana.


MORELLO O NERO :Peli e crini neri pelle e zoccoli neri o molto scuri .


MORELLO MAL TINTO : somiglia alla stoffa nera un po’ sbiadita dalla luce, specialmente alla luce del sole.



MANTELLI

Per mantello si intende l’insieme dei peli e dei crini che, nei loro diversi colori, ricoprono il corpo degli
equini. Le classificazioni dei mantelli sono varie e nessuna è esente da obbiezioni, ma possiamo
elecarne alcuni dei più importanti:
Mantelli semplici – Mantelli composti – che si dividono in Binari (a due colori) e Ternari (a tre
colori)
COMPOSTI
BINARI (a due colori) TERNARI ( a tre colori)
SEMPLICI
(ad un solo)



NOZIONI GENERALI SUI DENTI


I denti sono corpi di apparenza ossea, durissimi, impiantati negli alveoli, lungo il margine libero delle
ossa mascellari, nella cavità della bocca. A seconda della loro posizione ed ufficio, i denti si dividono in
incisivi, canini o scaglioni e molari. Gli incisivi sono 12, sei per ciascuna mascella, destinati a
prendere ed incidere gli alimenti; gli scaglioni sono 4 due per ciascuna mascella, uno per lato, e
mancano ordinariamente nelle femmine; i molari sono 24, dodici per ciascuna mascella sei per lato, e
servono a triturare le sostanze alimentari prima della deglutizione. In totale 40 nei maschi e 36 nelle
femmine.
Diconsi denti da latte o caduchi quelli che spuntano poco dopo la nascita del puledro e che cadono
poi nell’età adulta, per essere sostituiti dai denti da adulto o permanenti. All’epoca dell’eruzione dei
denti da latte, il loro consumo, l’epoca della loro caduta e sostituzione con i permanenti ed il consumo
di questi, forniscono gli elementi maggiormente probatori per la conoscenza dell’età. E soprattutto si fa
assegnamento sopra l’arcata incisiva, poiché i canini danno indizi molto incerti ed i molari sono meno
accessibili all’esame dell’osservatore.
Le coppie mediane delle arcate incisive si dicono picozzi, i denti terminali delle arcate stesse cantoni,
gli intermedi tra i picozzi ed i cantoni diconsi mediani.
In seguito all’attrito durante la masticazione, tra le porzioni libere delle arcate opposte e degli alimenti,
la corona si consuma e forma la tavola dentaria, ma,con la sua progressiva consumazione, il dente
viene spinto anche fuori dall’alveolo in modo che le due tavole dentarie opposte combaciano sempre.
I denti sono formati da cemento, smalto ed avorio.
ETA’

La conoscenza dell’età ha grande importanza, poiché da essa si può desumere l’idoneità a prestare
un servizio più o meno redditizio e duraturo e, per conseguenza, giudicare del valore commerciale
dell’animale in esame.
Il colore dei peli, che generalmente all’epoca della giovinezza è meno pronunciato che nell’età
adulta; mentre nella vecchiaia in alcune regioni (come tempie, fronte, criniera, coda), si ha la
depigmentazione dei peli stessi; i mantelli grigi acquistano colore sempre più chiaro fino a diventare
bianchi; la lunghezza della faccia, che aumenta col progredire dell’età; la forma della fronte, che nei
puledri è convessa e poi si spiana; le variazioni della voce; le localizzazioni dell’adipe. I dati
suddetti non sono sufficienti per la determinazione dell’età degli animali, ma servono semplicemente
come elementi ausiliari. Il sistema che può fornire, invece, dati più sicuri per la conoscenza dell’età è
l’esame dei denti.
DRESSAGE


Lo scopo di questa disciplina è quello di mostrare, attraverso vari livelli di difficoltà nell’esecuzione
degli esercizi, il grado di addestramento raggiunto dal cavallo attraverso lo sviluppo armonico dei suoi
movimenti, il suo impulso, la sua fiduciosa sottomissione agli ordini quasi impercettibili del cavaliere.
E’ una disciplina antica, che affonda le sue radici nel Rinascimento italiano, quando le rinomate
Scuole di Cavalleria erano frequentate dai rappresentanti delle famiglie e dei casati più nobili, perché il
saper cavalcare e soprattutto il saper addestrare alla perfezione un cavallo era considerata non solo
una necessità (per motivi bellici, per ben figurare in occasione delle parate o delle cacce, ecc.) ma una
vera e propria “arte”, al pari della danza, della musica, della scherma.
Le riprese di dressage si disputano in un RETTANGOLO di mt. 20 x 60 e sono giudicate da 3 o 5
giudici disposti in posizioni diverse tra loro.


Il completo e una disciplina di marcato stampo militare, tanto che a livello internazionale era un
tempo chiamata “MILITARY”.
Successivamente è stato definito “THREE DAY EVENT” perché è un evento che si disputa in tre giornate di gara. (Il primo giorno prove di DRESSAGE – il secondo giorno prove di FONDO ed il terzo
giorno con la prova di SALTO OSTACOLI)
Ai giorni nostri le tre prove si disputano (per la maggior parte dei casi) in un giorno solo con la
seguente successione:
Prima prova DRESSAGE
Seconda Prova SALTO OSTACOLI
Terza prova FONDO (dal quale sono state tolte le marce e lo steeple


SALTO OSTACOLI

l salto ostacoli inteso come disciplina sportiva nacque…… per necessità, nella seconda metà
dell’Ottocento, nei Paesi anglosassoni.
I commercianti britannici e irlandesi infatti, presenti alle numerosissime fiere agricole, avevano la
necessità di disporre ostacoli naturali come tronchi, cataste, siepi, in un luogo ben delimitato, per
permettere al maggior numero possibile di probabili acquirenti di apprezzare le doti atletiche dei cavalli
in vendita. Qualcuno incominciava a tifare, qualcuno anche a scommettere, così che i buoni cavalli,
suscitando interesse, venivano ripresentati anche nelle fiere successive.
Le prime sfide ufficiali, anche se non erano veri e propri concorsi ippici, si disputarono in tutte le grandi
città: a Dublino, ma anche a Parigi o a New York: Il primo concorso ippico ufficiale si tenne agli inizi di
questo secolo – era il 1902 – a Torino, e fu la consacrazione dello stile “caprilliano” ovvero l’inizio del
concorso ippico moderno, sia nello stile in sella che nella concezione dei percorsi.
Federico Caprilli era un ufficiale di cavalleria che aveva rivoluzionato il modo di stare a cavallo.
A Lui si deve lo stile odierno che vede il cavallo assecondato e non contrastato al momento del salto.
Nel 1912 il salto ostacoli entrò a far parte ufficialmente delle discipline olimpiche, ai Giochi di
Stoccolma, e fino agli anni 50 restò sempre prerogativa dei militari, che potevano contare su un parco
cavalli decisamente ampio.
La maggior diffusione del concorso ippico rispetto alle altre discipline equestri è dovuta ancor oggi al
fatto che le gare si svolgono in un campo ostacoli – in sabbia o in erba – ben delimitato, dove tutti gli
ostacoli sono visibili al pubblico in tribuna. In questo terreno vengono posizionati un numero di ostacoli
– dipinti con colori vivaci e di varia foggia – variante da 10 a 15 (tranne che in alcune categorie
speciali), ostacoli che si possono sviluppare in altezza (i dritti) e in larghezza (i larghi).